Programma elettorale

Alcune premesse su visione e metodo, per il rilancio dell'Ateneo

Elezione della carica di Rettore dell’Università degli Studi di Milano

Alcune premesse su visione e metodo, per il rilancio dell'Ateneo

 

Ruolo essenziale dell’università è di fare formazione e ricerca trasmettendo alle nuove generazioni conoscenze, abilità, coscienza critica e civile, passioni, emozioni ed entusiasmo, fornendo strumenti di avanguardia, al passo con il progresso scientifico, per interpretare il presente e per costruire e governare il futuro in una società globale, sempre più connessa e complessa. Una società alla quale l’università si deve aprire e rispetto alla quale deve essere un interlocutore autorevole, favorendo continui scambi scientifici e culturali.

Con questa consapevolezza, nel candidarmi a Rettore dell’Università degli Studi di Milano avverto l’esigenza di presentare alla comunità accademica non solo – come è naturale – delle linee programmatiche, ma ancor prima una visione e un metodo di gestione dell’Ateneo, che nel centenario della fondazione si accinge a scrivere un nuovo capitolo della propria storia.

Una sintetica diagnosi dei problemi. – Questo programma elettorale nasce non solo dalla conoscenza dell’Ateneo di chi si candida – maturata negli ultimi dieci anni come direttore di dipartimento e senatore accademico e, nei vent’anni precedenti, come studente, come ricercatore e professore – ma anche e soprattutto dall’ascolto di tante voci della nostra comunità accademica. Queste voci – di docenti, personale tecnico amministrativo e bibliotecario, e di studenti – restituiscono l’immagine di una Statale che appare da anni come seduta, generalmente priva di slancio al suo interno e all’esterno, gravata dal peso di una burocrazia sempre più pervasiva, da inefficienze e ritardi di una Amministrazione centrale che è stata riorganizzata in modo discutibile, da una capacità progettuale lenta e non convinta (come nell’emblematico caso del campus a MIND), da mancate innovazioni che hanno peggiorato i servizi per gli studenti e la qualità del lavoro dei docenti e del personale T.A.B.

Pur potendo vantare tante eccellenze nella ricerca e nella didattica, che ne fanno uno dei primi grandi atenei italiani, unico a far parte della LERU (League of European Research Universities), la Statale è avvertita da tanti di noi come una macchina pronta a sprintare che è però frenata da un’amministrazione e da procedure lente e complesse, non sempre chiare (chi fa cosa? Come si fa a fare? Si può fare? Quando si potrà fare?); procedure che pregiudicano la capacità di fare persino cose semplici – a volte anche solo di avere delle risposte – e di competere con altre realtà pubbliche e private, lanciate a velocità ben maggiori e presenti nella società civile, nelle istituzioni e sui media molto più di noi.

La Statale è un arcipelago di trentuno dipartimenti che – posso testimoniarlo per averne diretto uno negli ultimi sei anni – si sentono generalmente considerati come delle periferie lasciate a sé stesse, con carenze di organico nel personale T.A.B. (per lo più privo di prospettive di carriera) e con risorse e servizi non di rado inadeguati.

Le infrastrutture per la ricerca hanno generalmente bisogno di essere svecchiate.

Gli ambienti per lo studio, per il lavoro e per la ricerca necessitano di essere ampliati e ammodernati. Gli studenti si siedono ancora per terra nelle aule, come trent’anni fa facevo io, da studente, nella sede di via Festa del Perdono.

A Città Studi la mensa è chiusa da anni.

A Lodi la sede di Veterinaria non è facilmente raggiungibile con i mezzi di trasporto pubblico e manca persino un cartello stradale che indichi la direzione sulla principale via di accesso.

I posti nelle residenze sono ancora pochi e non soddisfano le richieste e le esigenze dei nostri studenti.

I docenti e il personale T.A.B., sia nell’amministrazione centrale sia nei dipartimenti e nei centri funzionali, hanno bisogno di recuperare serenità e passione per il proprio lavoro, sentendosi parte di una comunità e venendo valorizzati per le proprie professionalità. Senza serenità e passione non possiamo trasmettere emozioni agli studenti, che della nostra comunità sono il cuore pulsante, che muove tutto e dà senso a tutto il nostro lavoro.   

 

Una candidatura per la discontinuità e il rilancio dell’Ateneo. – Abbiamo allora bisogno di una scossa: di riconoscere e curare i nostri problemi. Pur nel doveroso rispetto del lavoro di chi ha avuto responsabilità di governo, trovandosi peraltro a fronteggiare l’emergenza della pandemia, mi candido al ruolo di Rettore per proporre alla comunità accademica il rilancio del nostro Ateneo, che per sprigionare le sue enormi potenzialità deve alzare lo sguardo e guardare al futuro: al 2030, termine del mandato del Rettore che siamo ora chiamati ad eleggere, e oltre. Occorre avere la determinazione, il coraggio, l’entusiasmo di ideare e realizzare insieme nuovi progetti formativi, scientifici e culturali. Bisogna pensare e fare cose nuove, con facce nuove, dare lo stimolo alla comunità accademica per scrivere insieme pagine inedite del libro della centenaria storia del nostro Ateneo, della quale siamo orgogliosi.

Una Università può e deve saperlo fare: ha le energie intellettuali al suo interno e le risorse finanziarie attorno a sé, nel territorio in cui vive. Dobbiamo immaginare e realizzare assieme il futuro della Statale, di un grande Ateneo pubblico capace di formare le prossime generazioni e di trasmettere e incrementare la migliore conoscenza, scienza e cultura. Abbiamo esattamente questa responsabilità di fronte al Paese.

L’elezione del Rettore avviene in un momento storico: nel centenario della fondazione dell’Ateneo dobbiamo avere la visione che ebbero un secolo fa i nostri fondatori. La Statale è nata da un progetto scientifico e culturale che ha coinvolto la città di Milano, di cui il nostro primo Rettore, il Prof. Luigi Mangiagalli, era contemporaneamente Sindaco. Molte infrastrutture – esemplare è Città Studi – risalgono alla nostra fondazione e richiedono di essere ammodernate o sostituite. Il prossimo mandato del Rettore deve essere di rifondazione e rilancio dell’Ateneo. La realizzazione del nuovo campus nell’area di MIND, la riorganizzazione e la ristrutturazione dell’area di Città Studi rappresentano una straordinaria, unica, occasione per realizzare nuove forme di aggregazione e nuovi modi di fare didattica, ricerca, scienza e cultura e per realizzare la coesione – l’universitas – tra i diversi poli e tutte le diverse aree dell’Ateneo, nonché l’interazione continua con il territorio, le istituzioni e le imprese.

Il rilancio dell’Ateneo, d’altra parte, passa non solo dalla visione di fondamentali obiettivi, ma anche dalla proposta di un metodo per realizzare quegli obiettivi. Bisogna avere chiaro non solo cosa fare, ma come farlo.

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