Programma elettorale

Rilanciare il ruolo di Medicina fuori e dentro l'Ateneo

Elezione della carica di Rettore dell’Università degli Studi di Milano

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Rilanciare il ruolo di Medicina fuori e dentro l'Ateneo

La Facoltà di Medicina, alla quale afferiscono ben otto dipartimenti dell’Ateneo (il 25%) e oltre 700 tra professori e ricercatori (circa il 28%) è per l’Ateneo una realtà centrale, oltre che storica (la nostra università è stata fondata nel 1924 da un noto professore di ginecologia, Luigi Mangiagalli, primo Rettore). È una realtà importante per la didattica (l’offerta formativa è amplissima e comprende, oltre al corso di laurea magistrale in medicina e chirurgia, anche in inglese, numerosi corsi per le professioni sanitarie, corsi di dottorato, scuole di specializzazione, master e corsi di perfezionamento post laurea), per la ricerca, anche in ambito pre-clinico, per la terza missione e per l’attività assistenziale.

Medicina è una formula per evocare una realtà composita (non solo MED ma anche BIO, non solo Medicina ma anche Odontoriatria) e complessa. La complessità risiede, anzitutto, in un doppio cappello – universitario e ospedaliero – che devono indossare ogni giorno molti dei nostri medici, che contribuiscono in modo essenziale e con punte di riconosciuta eccellenza, pur non senza difficoltà, a reggere il sistema sanitario milanese e lombardo; un sistema e un servizio pubblico che si fermerebbe senza i nostri medici universitari, che svolgono in strutture pubbliche o private/convenzionate con il s.s.n. un’essenziale funzione sociale per la cura e il benessere delle persone, comprese quelle che hanno meno possibilità di accesso a forme di assistenza privata.

Questo doppio cappello – una specificità unica di Medicina – fa sì che i colleghi medici di UNIMI lavorino per l’università e per l’ospedale, interfacciandosi con le due istituzioni in modo spesso non sufficientemente coordinato. Forte è il rischio, da evitare, che si possa perdere il senso di appartenenza all’Ateneo (alla nostra comunità accademica).

Per comprendere tale difficoltà occorre considerare che la Statale, a differenza di altri grandi atenei pubblici, non ha un proprio ospedale universitario (l’unico ospedale universitario di UNIMI è quello veterinario, a Lodi). L’attività clinica e i laboratori per la ricerca si trovano in strutture pubbliche o private convenzionate con l’Ateneo, dove pure si trovano le sedi didattiche (al Policlinico, al San Paolo e al Sacco, per quanto riguarda il corso di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e chirurgia). Non è difficile comprendere come la qualità dell’offerta didattica – che comprende attività assistenziali e di tirocinio – e della ricerca, richiedano una valorizzazione della medicina universitaria di UNIMI nelle strutture convenzionate e una stretta e continua collaborazione con Regione Lombardia, con i direttori generali e i direttori scientifici delle strutture stesse e degli enti coinvolti nel sistema sanitario.

Il mio programma prevede un impegno prioritario per rilanciare la nostra medicina universitaria: la Statale deve essere percepita come un interlocutore sempre presente: il Rettore non dovrà rimanere nel suo ufficio in Festa del Perdono ma uscire e dialogare con tutti gli attori coinvolti nella gestione del sistema sanitario e con la Facoltà di Medicina.

Per questo sarà fondamentale il ruolo istituzionale del Rettore, quale rappresentante dell’Ateneo aperto a un continuo confronto collaborativo con le istituzioni sanitarie e con Regione Lombardia, principale attore istituzionale di riferimento dal quale dipendono, tra l’altro, scelte importanti come quelle sull’allocazione delle risorse, la supervisione sulle nomine dei direttori generali delle aziende ospedaliere sedi universitarie, sul trattamento economico dei medici universitari convenzionati e del personale tecnico e amministrativo che li affianca, cioè le regole d’ingaggio generali, che non dovranno essere disattese. 

L’Ateneo, attraverso il Rettore in primis, deve tornare ad essere una presenza e un interlocutore di riferimento, autorevole e politicamente indipendente, per la sanità milanese e lombarda.

La concorrenza con altre università pubbliche e private ha raggiunto livelli tali da richiedere un serio impegno del Rettore e della governance per rilanciare il ruolo della nostra medicina universitaria fuori e dentro l’Ateneo.

Il futuro di Medicina dipende allora da una visione e da un impegno di collaborazione con tutti i dipartimenti interessati, che sarà condiviso con il Prorettore delegato ai rapporti con la sanità, individuato nella persona del Presidente del Comitato di direzione della Facoltà di Medicina. E dipende da un forte impegno per la rinegoziazione delle convenzioni con le strutture ospedaliere pubbliche e private: un’attività rispetto alla quale la sensibilità e l’esperienza di un Rettore giurista potranno rappresentare un valore aggiunto.

Questo programma elettorale tiene conto delle indicazioni rivolte dal Comitato di Direzione della Facoltà ai candidati, a partire dalla già sottolineata e pienamente condivisa esigenza di semplificazione dell’amministrazione, oggi eccessivamente complessa e lenta e che ci penalizza nella qualità dei servizi per la didattica e per la ricerca e, di conseguenza, anche nella capacità di competere sul territorio.

Altresì condivisa è l’esigenza di intervenire sul reclutamento del personale docente, tra l’altro semplificando i verbali dei concorsi, consentendo una descrizione più analitica dei profili, entro l’intero perimetro della descrizione del s.s.d., valutando (anche alla luce delle esperienze degli altri atenei e dei riflessi sul contenzioso) una modifica del regolamento per le chiamate che introduca una terna di idonei da parte della commissione, aprendo un tavolo di discussione su regole e strategie di reclutamento che evitino disparità di trattamento nelle procedure con finanziamento privato.

Quanto poi alla didattica, va premesso che la Statale dispone di una rete ospedaliera e di un patrimonio docente clinico e preclinico che, per numero, diversificazione, competenze scientifiche, network internazionale e nazionale, ci consente potenzialità non accessibili a molti altri atenei. Bisogna nondimeno avere l’ambizione di migliorare i nostri corsi di laurea in ambito sanitario (ma non solo: anche nell’area delle biotecnologie, della psicologia in sanità, delle scienze cognitive e del management sanitario), intervenendo sugli aspetti più problematici: gli spazi per la didattica, i servizi per gli studenti (mense, residenze, aule studio) e le opportunità di svolgere tirocini. È evidente che le possibilità di sviluppare un progetto di miglioramento della nostra didattica dipendono, ancora una volta, dalla collaborazione e sinergia con le istituzioni sanitarie e ospedaliere. Per questo supporterò il principio che i direttori di dipartimento con docenti in convenzione con un determinato ospedale debbano far parte del consiglio di direzione: in un ospedale di insegnamento è imprescindibile che UNIMI abbia i propri rappresentanti. E penso anche la Statale debba ambire ad essere un attore istituzionale presente nel dibattito pubblico relativo alle riforme dell’accesso a Medicina, che non possono prescindere da un’attenta e realistica considerazione della fattibilità, oltre che del ruolo che università pubbliche come la nostra devono fortemente rivendicare.

La nostra ambizione deve essere costante nella ricerca di percorsi formativi in linea con i migliori standard europei: una formazione, quanto alle laure sanitarie, declinata nei contesti rappresentativi delle maggiori problematiche e dei relativi percorsi di cura (cronicità, oncologia, cure primarie etc.) e indirizzata in chiave professionalizzante. Occorre inoltre valorizzare forme di didattica innovativa, funzionali in particolare a sviluppare abilità di problem solving, anche attraverso l’istituzione di un centro di simulazione medica, secondo quanto proposto dalla Facoltà.

È indispensabile poi semplificare i percorsi amministrativi correlati alla didattica, anche per master e corsi di perfezionamento post laurea, ed è necessario fornire il supporto amministrativo necessario – anche in termini di risorse umane – per la gestione della didattica, anche nelle scuole di specializzazione in area medica (talora in grave carenza di organico).

Ancora, sarà prioritario concretizzare il progetto della Scuola di Odontoiatria: una sede unica universitaria in grado di superare l’attuale suddivisione polare e di consentire così non solo un miglioramento immediato dell’offerta didattica ma anche di creare e sviluppare un modello economicamente sostenibile di terza missione, gestito interamente dall’Ateneo (le prestazioni odontoiatriche sono nel 90% dei casi extra-LEA cioè non coperte da SSN) con prestazioni specialistiche di elevata qualità erogate su pazienti del territorio. Tale obiettivo è ancora più urgente considerando che alla fine dell’anno terminerà il contratto d’affitto dell’immobile che ospita la clinica odontoiatrica del Polo San Paolo in via Beldiletto e che, pertanto, è indifferibile e urgente assicurare la prosecuzione delle attività cliniche, didattiche e di ricerca.

Una particolare attenzione dovrà essere dedicata alle nostre scuole di specializzazione, tra l’altro migliorando gli spazi disponibili e il supporto amministrativo, nonché avviando una seria riflessione sugli effetti del c.d. Decreto Calabria sulla qualità della formazione specialistica e del servizio sanitario.

Una seria riflessione dovrà essere dedicata anche ai dottorati di ricerca in area medica, che oggi sono poco attrattivi per i laureati a ciclo unico in medicina e chirurgia (sono solo il 25% degli attuali dottorandi): vuoi per ragioni legate all’educazione alla ricerca in area medica, vuoi per la scarsa appetibilità economica del dottorato rispetto a posizioni ospedaliere certamente più remunerative. Per questo sono immaginabili, assieme alla Facoltà, proposte operative volte, da un lato, a promuovere l’accesso al dottorato già nei corsi di laurea (e nelle scuole di specializzazione) attraverso track elettivi di crediti formativi finalizzati a fornire informazioni specifiche per chi ha interesse nella ricerca; dall’altro lato, si potrà valutare l’opportunità di trasformare dottorati di area medica con ripercussioni in ambito clinico in dottorati industriali, con la possibilità di ottenere il cofinanziamento di borse da parte degli ospedali e di prospettare ai dottorandi la possibilità di accesso qualificato al mondo del lavoro.

Azioni concrete dovranno poi essere intraprese per fornire supporto amministrativo ai master e ai corsi di perfezionamento, semplificando le relative procedure di attivazione e di gestione e migliorando la comunicazione dell’offerta da parte dell’Ateneo.

Quanto alla ricerca, l’impegno dell’Ateneo, a supporto della Facoltà, deve essere quello di migliorare le strutture e di coinvolgere meglio l’area medica – come del resto tutte le aree – nella progettazione delle linee strategiche di allocazione dei fondi per la ricerca. Tra gli altri obiettivi, migliorare l’attrattività dei finanziamenti, la competitività nei progetti, l’internazionalizzazione, la regolamentazione degli studi clinici, la definizione dei rapporti tra i comitati etici coinvolti, le reti per la ricerca, le possibilità di accesso ai dati sanitari utili per le attività di ricerca.

La presenza di referenti per la ricerca dei dipartimenti di area medica in un tavolo di consultazione permanente presieduto dal Prorettore alla ricerca garantirà l’adeguata considerazione delle esigenze dell’area medica, come di tutte le altre aree. Lo stesso vale per la progettazione scientifica e gestionale del campus a MIND, che rappresenta una straordinaria opportunità di innovazione per la ricerca anche in area medica (per la medicina sperimentale e traslazionale, in particolare). Medicina a MIND avrà un ruolo importante per la ricerca e per il trasferimento tecnologico, oltre che per la didattica (anche attraverso la creazione di un Centro di Simulazione che funzioni da Hub, rispetto a degli Spokes localizzati nei tre poli didattici principali) e per la terza missione. Un ruolo che interesserà non solo i docenti dell’area BIO, destinati a trasferirsi nel campus, ma anche quelli dell’area MED, a partire da quanti lavorano negli ospedali limitrofi (Sacco e Galeazzi-S. Ambrogio) e da tutti quelli comunque interessati a beneficiare del sistema MIND, pensato per favorire lo sviluppo tecnologico e scientifico e lo scambio tra diverse realtà pubbliche e private.

Medicina, per vocazione innestata sul territorio e ad esso pertanto funzionalmente aperta, potrà infine continuare a fornire all’Ateneo un apporto fondamentale nell’ambito della Terza missione, trasferendo alla società civile le proprie conoscenze e i risultati della propria ricerca. Oltre ad iniziative di public engagement, possono essere sviluppati progetti di campus engagement, volti a riavvicinare medicina alla comunità accademica e consolidare il senso di appartenenza dei nostri medici all’Ateneo.

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