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Valorizzare la didattica e il rapporto docente-studente

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Valorizzare la didattica e il rapporto docente-studente

Formare le nuove generazioni, trasferendo saperi, competenze, abilità pratiche e capacità critiche, è la prima missione dell’università. Una università che non valorizzi la didattica è destinata a trasformarsi in altro, a morire. Potrebbe allora sembrare superfluo programmare una valorizzazione della didattica, trattandosi del nucleo dell’esperienza universitaria. Eppure, per più ragioni, nel momento storico in cui ci troviamo non è inutile proporsi di difendere la didattica e la “lezione”, alla quale ha dedicato di recente una splendida riflessione Gustavo Zagrebelsky (La lezione, Einaudi, 2022), citando tra l’altro un’efficace definizione di Pavel Florenskij, filosofo e matematico: “Una lezione non è un tram che vi porta da un posto all’altro, ma è una passeggiata con gli amici”.

La lezione (dal greco lègein) è un raccogliere e uno stare insieme, in aula o in laboratorio, tra docenti e studenti. E una lezione è possibile perché le segreterie, i servizi per la didattica e i laboratori sono gestiti dal personale amministrativo e tecnico. Nella lezione si manifesta nel suo punto più classico ed elevato la formazione universitaria, alla quale concorre l’intera comunità accademica.

Perché allora va difesa, oggi, la didattica?

Anzitutto, perché le trasformazioni del sistema universitario hanno comportato un progressivo appesantimento degli adempimenti burocratici, che rendono complessa la gestione della didattica. Il rischio è di affievolire nei docenti la passione per la didattica, con un effetto di burocratizzazione della stessa lezione, concepita in termini di ore da erogare e verbalizzare, di crediti da attribuire, ecc. Per questo è importante migliorare il supporto amministrativo alla didattica (ai coordinatori dei corsi di laurea, di dottorato, di scuole di specializzazione), consentendo ai docenti di concentrarsi sulla loro prima missione, valorizzandola in ogni modo.

Vi è poi un altro rischio per la lezione, chiamata a fare i conti col progresso tecnologico. La pandemia ha comportato l’introduzione della didattica a distanza nelle università tradizionali, facendoci conoscere le potenzialità di uno “stare insieme” in aule virtuali, anche in modalità mista. Una metodologia in uso nelle università telematiche è entrata nelle università tradizionali, che si sono affrettate, per necessità, ad attrezzare aule multimediali. Oggi, finita la pandemia, l’uso della didattica a distanza nel nostro Ateneo è spesso non accompagnato da scelte di fondo e rimesso a decisioni dei singoli corsi di laurea o docenti (ad es., in caso di mancanza di aule, di malattia degli studenti, ecc.). Di qui l’opportunità di una seria riflessione da parte dell’Ateneo, volta a stabilire principi e regole, pur flessibili.

La mia personale opinione è che una università tradizionale come la nostra non possa e non debba snaturare la propria vocazione ad essere un luogo fisico di aggregazione di una comunità di studenti e docenti. Questa idea, a ben vedere, è alla base della stessa idea di un campus, quale è quello che andremo a costruire a MIND. Ciò detto, si tratta allora di impiegare la didattica a distanza in funzione complementare, per far fronte a specifiche esigenze contingenti (ad es., il trasferimento a MIND o a Città Studi dei corsi di laurea), a determinati progetti formativi e attività, sfruttandone le opportunità e le potenzialità, senza mai rinunciare alla fondamentale vocazione di università in presenza.

Il rischio della trasformazione della Statale in università telematica, ovviamente, non esiste. Vi è però il rischio, e va fugato, di un uso non controllato e regolato della didattica a distanza, che può far perdere l’idea di una visione di UNIMI sull’approccio in presenza o a distanza. Proprio questo rischio deve essere evitato.

La didattica deve essere innovata non solo innestandovi in modo regolamentato quella a distanza, ma ancor prima orientando i percorsi formativi, ove suggerito dalle esigenze del settore disciplinare, verso un equilibrio tra trasmissione di conoscenza e di capacità pratiche/abilità. Bisogna conoscere, imparare a saper fare e applicare le conoscenze. L’Ateneo, in altri termini, deve continuare a creare e trasmettere conoscenza, ma deve anche essere sempre più capace di trasmettere capacità. Di qui la necessità di poter disporre di infrastrutture adeguate (aule e laboratori), di docenti pronti a innovare contenuti e modalità della didattica, di supporto agli studenti e di opportunità (ad es., di tirocini formativi).

Nei prossimi anni, anche alla luce delle revisioni normative dei corsi di laurea, nonché dei trasferimenti delle sedi dei corsi attivi presso l’Ateneo, andrà inoltre rivista, aggiornata e razionalizzata nel suo complesso la nostra offerta formativa, anche in una prospettiva di sostenibilità ed efficienza. Uno sviluppo dei corsi di laurea per progressiva addizione, unito all’incremento del personale docente dovuto ai piani straordinari di reclutamento di questi anni, deve fare i conti con gli spazi disponibili, in modo da poter garantire agli studenti una didattica di qualità. In tal direzione, sarà necessario anche uno sforzo volto a meglio coordinare la programmazione della didattica con quella del fabbisogno del personale docente.

Un altro aspetto da valorizzare, come si è detto altrove, è poi quello della proiezione internazionale della nostra offerta formativa, sviluppando percorsi già avviati e progettandone di nuovi. Sarà tra l’altro fondamentale investire sulla comunicazione e la promozione della nostra offerta, anche in lingua inglese, fornendo supporto agli organi dei corsi di laurea.

Le linee programmatiche qui compendiate, ed altre non meno importanti azioni più specifiche, anche correlate o imposte da adempimenti normativi e procedure di accreditamento e di valutazione dei corsi di studio, saranno al centro delle riflessioni della comunità accademica nei prossimi anni e formeranno oggetto di discussione e confronto col massimo grado di coinvolgimento di docenti, studenti e personale TAB.

 

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